Lunedì 19 febbraio abbiamo visitato la mostra Nasa. A human adventure allo Spazio Ventura XV di Milano.
Siamo entrati subito in clima spaziale entrando in una sala sulle cui pareti erano proiettati i video dei lanci dello Space Shuttle, dell’Apollo 15 e della navicella Saturn IB.
In seguito la guida ci ha fatto attraversare numerosi corridoi lungo i quali abbiamo potuto ripercorrere le tappe delle missioni più importanti fino ad arrivare al 2018 con l’ultimo lancio verso Marte.
Terminata la “mega-linea del tempo”, il cicerone, che solo in seguito abbiamo scoperto chiamarsi Matteo, ci ha mostrato alcuni esperimenti fisici che spiegano perché gli astronauti portano una tuta spaziale e perché non si può arrivare con i comuni aeroplani nello spazio.
Siamo poi giunti nella sala in cui abbiamo potuto ammirare la riproduzione della navicella Apollo Saturn V, la sonda più grande della “famiglia” degli Apollo, programmata per arrivare sulla Luna con strumenti necessari per asportare campioni di tipi diversi di suolo lunare.
Tuttavia per trasportare più peso bisognava aggiungere più combustibile perciò sono stati aggiunti i cosiddetti “razzi ausiliari” contenenti benzina.
Una volta esaurito il combustibile, questi ultimi venivano staccati dalla navicella principale e rilasciati nello spazio.
Poi, per spiegarci come le navicelle venivano lanciate nello spazio, Matteo ci ha fatto fare un esperimento facendo sedere due compagni su due skateboards differenti e simulandone il meccanismo di lancio nello spazio.
In seguito ci siamo recati in una sala divisa in diverse zone: la prima che abbiamo visitato è stata quella della cabina di pilotaggio che ha permesso l’atterraggio della prima navicella sulla Luna. La guida ci ha raccontato che è stato un atterraggio quasi del tutto manuale poiché il segnale che permetteva alle basi della NASA di pilotare i movimenti della navicella tramite computer era debolissimo.
La seconda zona è quella delle tute spaziali: ne esistono di cinque tipi diversi, pesanti in media 30kg e composte da diversi tubi per l’aria, materiali isolanti e cavi e jack di ogni genere per comunicare costantemente con la base.
La terza e ultima zona comprende il cibo liofilizzato degli astronauti e i materiali necessari per la loro igiene. Tutti questi prodotti vengono portati nello spazio in sacchetti sottovuoto per conservarli e per far sì che non si danneggino.
Terminate le zone che mostravano l’oggettistica fondamentale per la sopravvivenza umana nello spazio, siamo entrati nell’ultima sala, che espone gli attrezzi per la manutenzione e le stanze principali delle navicelle e degli shuttle, in particolar modo l’interno dello shuttle Atlantis.
Qui la guida ci ha fatto svolgere un esperimento: esso consisteva nel pompare aria in una bottiglia vuota di plastica e, grazie alla pressione esercitata in essa dalla pompa, lanciarla lungo il filo verticale su cui era montata, tramite lo sparo di una pistola collegata all’intero meccanismo: la conferma del principio di azione e reazione che ci era stato spiegato all’inizio del percorso.
[Maria Paola Monti IIIB]