Il ritratto dei tredicenni italiani che emerge dall’indagine SIP su abitudini e stili di vita degli adolescenti
Nel 2015 vengono pubblicati i risultati della sedicesima edizione dell’indagine nazionale della Società Italiana di Pediatria (SIP) “Abitudini e stili di vita degli adolescenti”, condotta su un campione nazionale rappresentativo di 2107 studenti (1073 maschi, 1034 femmine) frequentanti la classe terza media. Due sono le novità che emergono rispetto alla precedente edizione:
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la prima novità è la “migrazione” dal computer allo smartphone; la percentuale di adolescenti che si collega ad Internet dal telefonino è passata dal 65% del 2012 al 93% del 2014. La quasi totalità degli adolescenti ha Internet sempre a portata di mano, in qualunque momento della giornata; e Internet, salvo qualche sporadico utilizzo, vuol dire prevalentemente social network;
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la seconda novità è rappresentata proprio dal boom di nuovi social, attraverso i quali gli adolescenti (e sempre di più tantissimi preadolescenti alla soglia delle scuole medie) esercitano le loro sperimentazioni sociali, talvolta intrecciate talvolta no con la vita reale. Con tutti i rischi che ciò comporta. Il 75% del campione ha un profilo su Facebook; l’81% è sbarcato su WhatsApp, che non è solo uno strumento di messaggistica, ma può essere utilizzato a tutti gli effetti come un potente social network; il 42% posta su Instagram, vetrina di foto ad alto tasso di esibizionismo; il 30% dei maschi e il 37% delle femmine (percentuali in velocissima ascesa) su ASK, che la possibilità di comunicare sotto anonimato ha reso teatro di numerosi casi di cyber bullismo con esiti drammatici; il 23% chatta su Twitter, social quindi meno gettonato tra i giovanissimi.
Dall’intervento del Presidente della SIP Giovanni Corsello: “La migrazione degli adolescenti dal computer al telefonino rende difficilissimo per i genitori rendersi conto del tempo effettivamente speso dai loro figli sui social. E’ inoltre difficile dettare regole di comportamento dal momento che la stragrande maggioranza degli adulti non ha idea di come si sviluppi la socialità degli adolescenti sui nuovi social network e di come si strutturino le relazioni e non conosce il linguaggio utilizzato. In questo contesto parlare di controllo non ha più molto senso. Le risorse per prevenire comportamenti a rischio sono il dialogo, l’ascolto, l’etica comportamentale che gli adulti di riferimento devono insegnare ai figli. I quali prima di essere adolescenti sono stati bambini”.
Baby nottambuli in crescita
Un altro aspetto che emerge dall’indagine rispetto alla precedente edizione è che cresce l’abitudine a navigare nelle ore serali e notturne. Il 56,6% chatta la sera dopo cena e circa il 40% continua a farlo fino a tardi, prima di addormentarsi, in una fascia oraria che interferisce con il sonno con conseguenze non trascurabili sulla salute. Spiega ancora Corsello: “Alcuni problemi clinici e comportamentali descritti con frequenza maggiore negli adolescenti in questi ultimi anni come cefalea, insonnia, scarso rendimento scolastico, possono trovare motivazione dalla riduzione delle ore di sonno o dal condizionamento indotto da un abuso di Internet e da stili di vita non appropriati”. E internet è il primo pensiero della giornata: non va trascurato il significativo incremento di adolescenti che iniziano le loro escursioni in Rete (ovviamente complice la connessione sul telefonino) già la mattina appena svegli. Dal 2013 al 2014 la percentuale di chi lo fa spesso e passata dal 2,6 al 12,5%.
Stili di vita più a rischio per chi frequenta più di tre social
L’indagine ha messo a confronto le abitudini di coloro che frequentano più di tre social network con quelle di coloro che non li frequentano o al massimo ne frequentano uno (normalmente Facebook o WhatsApp). I primi sono più inclini ad avere comportamenti a rischio, non solo sul web (per esempio postare una foto provocante), ma anche nella vita reale. Chi frequenta più di tre social vorrebbe apparire più grande, fuma e beve di più (il 21% di essi si è ubriacato). Ma i più assidui utilizzatori dei social risultano anche più fragili e insicuri. In un contesto in cui ciò che più importa è essere “popolari” (cioè totalizzare più “like” possibile sulla propria bacheca) non stupisce la larga insoddisfazione riscontrata per il proprio aspetto fisico: 6 su 10 vorrebbero essere più magre/i (il 35% ha già fatto una dieta dimagrante) o avere più seno, quasi 8 su 10 vorrebbero avere gambe più belle ed in generale essere più bella/o. Preoccupazioni presenti in maniera largamente inferiore tra coloro che frequentano un solo social network o nessuno. Commenta lo psicoterapeuta Fulvio Scaparro: “Ben venga un cauto utilizzo dei social. Ma non dobbiamo dimenticare che i ragazzi, a 13 anni, sono solo all’inizio della loro vita e, benchè esperti di tecnologia, sono ancora degli sprovveduti in quanto a esperienza reale. Il punto è che hanno a disposizione strumenti potentissimi, attraverso i quali entrano in contatto con il mondo, ma con la modesta attrezzatura di vita di un tredicenne. Dietro la vetrina dei social possono far credere di essere ciò che non sono, possono compensare le fragilità con l’aggressività, atteggiarsi, distinguersi: il rapporto con se stessi può essere falsato perchè sono proiettati non sulla vita reale ma su un palcoscenico virtuale costituito da migliaia di sconosciuti. Ma soprattutto quello che manca è il confronto con il fallimento. La vita si impara vivendo, esponendosi al fallimento, ecco perchè dobbiamo spingere i nostri ragazzi a uscire, a fare sport, a confrontarsi con gli altri”.
Gioco d’azzardo online
Un altro effetto collaterale della massiccia permanenza in Rete degli adolescenti è certamente il cosiddetto
“gambling”, ovvero il gioco d’azzardo online, che sta diventando un pericoloso fenomeno specie tra i giovani adulti. La sempre maggior offerta di siti ‒ ormai legali ‒ in cui si gioca utilizzando soldi veri è una tentazione molto forte che inizia a sedurre anche i giovanissimi: i quali, a rigore di logica (o quantomeno di legge), non potrebbero accedervi fino al compimento della maggiore età. Ciononostante circa il 13% degli adolescenti intervistati (percentuale che sfiora il 17% se si considerano solo i maschi) dichiara di aver frequentato questi siti e di aver giocato “a soldi” (una o più volte), da solo o insieme ad amici. Il 45% sostiene di aver vinto, solo il 13% ammette di aver perso, mentre il 36% non ricorda l’esito economico della/delle esperienza. Il 32% è orientato a ripetere l’esperienza, il 45% a non ripeterla e il 18% non sa. “Da un lato dobbiamo constatare la pressochè nulla deterrenza rappresentata dai divieti ai minori di cui il web e pieno”, spiega il curatore dell’indagine Maurizio Tucci, “dall’altro lato dobbiamo considerare che questi giocatori in erba hanno anche modo di gestire somme di denaro e utilizzarle in ambiti in cui dovrebbe comunque avvenire un controllo sull’identità. I meccanismi di accesso al gioco online, la consuetudine di molti di questi siti ad offrire gratuitamente fiches di benvenuto ed i sistemi di pagamento ammessi sono però tali per cui non è difficile – anche per un minorenne, magari grazie ad un maggiorenne compiacente – avere esperienze di gioco”. Anche su questo fronte si impone una vigilanza attiva delle famiglie, all’insegna della comunicazione e della fiducia reciproca, unici strumenti efficaci di prevenzione.
Ecco alcuni “numeri” emersi dall’indagine:
Iperconnessi
81% usa internet tutti i giorni (70% nel 2012)
93% si collega a internet dallo smartphone (65% nel 2012)
12% si connette a internet appena sveglio (2,6% nel 2012)
81,5% si connette a internet nel pomeriggio (44,2% nel 2012)
56,4% si connette a internet dopo cena (43,3% nel 2012)
34,7% si connette a internet prima di addormentarsi (21,4% nel 2012)
13% ha praticato gioco d’azzardo online
60,2% ritiene internet irrinunciabile
Social network più amati
Facebook 75,7% (maschi 80,4%, femmine 70,9%)
Twitter 23,3% (maschi 22,1%, femmine 24,6%)
WhatsApp 81,1% (maschi 79,4%, femmine 82,7%)
Ask 33,2% (maschi 30,2%, femmine 36,3%)
Instagram 41,9% (maschi 36,6%, femmine 47,4%)
Comportamenti online a rischio
15% ha postato un proprio selfie provocante
48% ha amici che postano selfie provocanti
19% ha dato il telefono a uno sconosciuto
16,8% ha inviato una foto a uno sconosciuto
24,7% ha rivelato la scuola che frequenta a uno sconosciuto
11,6% si è incontrata con uno sconosciuto
Fonte: “Pediatria – magazine della Società Italiana di Pediatria”; 2014;9(4):12-15
Federica Meroni