Lo sapevo che mi stava seguendo.
Quella non era una donna però…
Mi rifugiai in quella cupa e tetra casa con il cuore che pulsava. Fu una pessima idea: inciampai in una maledetta mattonella mal posizionata. Mentre mi rialzavo dal pavimento, sentii un cigolio provenire dal piano di sopra.
Faceva freddo, provavo terrore e ansia e si sentiva odore di zolfo.
Decisi di salire le scale e mi arrivò una ragnatela dritta in faccia. Era pieno di quadri impolverati appoggiati al pavimento, ma io percorsi il lungo corridoio. Avevo l’impressione che uno di loro mi stesse guardando. Tremavo.
Ero terrorizzata dall’idea che quella mi stesse ancora seguendo.
Forse ero entrata nella sua dimora e voleva cacciarmi. Volevo solo tornare a casa. Mi infilai nella stanza più lontana dall’entrata e guardai fuori dalla finestra aperta. La vidi nascosta dalla luce di un lampione con la lampadina da cambiare, si stava avvicinando a me. Pensai che mi avesse vista, ma non era così, fors …
Guardai nella direzione della porta per assicurarmi che non entrasse.
La chiusi.
Senti qualcosa sfiorarmi i capelli e mi voltai con il battito nelle tempie. Era solo una folata di vento penetrata dalla finestra, la chiusi, mi sentivo più tranquilla. Mi sedetti sul letto e guardai la porta.
Era aperta.
Mi alzai, uscii e mi affacciai nel corridoio: nulla, solo quegli inquietanti quadri. Mi voltai per rientrare nella stanza, la porta era chiusa.
Silenzio.
Corsi al piano di sotto gridando. Era lì, me lo sentivo, mi aveva scoperto. Corsi nella direzione del portoncino d’ingresso ricordandomi della maledetta mattonella.
Era chiuso a chiave, sbarrato. Non ci potevo credere. L’ansia si impadronì completamente di me.
Mi sedetti a terra con la schiena appoggiata alla porta e chiusi gli occhi. Li riaprii dopo pochi istanti. La vidi. Era lì, davanti a me.
[Ariel Casiglio IIB]