Durante le ormai lontane vacanze ci siamo concentrati su piccoli gesti che per noi hanno avuto un significato particolare: passeggiando lungo spiagge, boschi, prati e sentieri abbiamo cercato e raccolto oggetti che ci hanno incuriosito e poi abbiamo immaginato di far loro raccontare delle storie.
Oggi vi presentiamo una conchiglia, un cubo di Rubik, un fiore di crocus, un bastone e una pigna…
I loro ricordi ci stanno accompagnando in questo particolare inizio di anno.
Conchiglia
Sono una conchiglia diversa dalle altre, sono ruvida, a strisce, bianca con delle sfumature marroncine e una forma simile ad un cuore. Al tatto sono fresca come l’acqua del mare quando entri per il primo tuffo.
Thomas mi ha raccolta dalla sabbia, dove non ero sola perché con me c’erano altre conchiglie, le mie amiche.
Una mattina sentivo il mare e le voci delle persone che erano lì a fare una nuotata o a prendere il sole; ad un tratto arrivò questo ragazzo, mi prese delicatamente con le sue mani calde, lisce e mi pose dentro ad un secchiello dove c’erano la sabbia ed altre conchiglie.
Tra le tante, lui aveva scelto proprio me, mi portò a casa con sé insieme alle mie amiche che poi ripose in un contenitore in latta, invece io sono appoggiata sul suo comodino e ne sono contenta perché questo mi fa sentire importante.
In alcuni momenti della giornata lui arriva, mi prende tra le sue mani, mi accarezza, mi annusa sentendo così il profumo del mare, appoggia il suo orecchio e tramite me sente le onde, appoggia la bocca sul mio guscio e sente il gusto salato che gli fa ricordare il sapore degli spaghetti allo scoglio.
[Thomas Maiello, IID]
Il cubo di Rubik
Sono un cubo di Rubik, non uno qualunque, non uno di quelli che li compri e restano lì senza essere toccati per anni; io ogni minuto vengo scomposto e un attimo dopo ricomposto.
I miei colori non si sono sbiaditi con il tempo, ma il mio problema è che ho le facce che si muovono troppo veloci perché il mio padrone mi usa con così tanta velocità che mi viene il voltastomaco appena mi manipola per completarmi. Non sono mai uscito di casa in cinque mesi quindi la voglia di scoprire il mondo saliva sempre di più fino a ieri quando il mio padrone si è deciso a portarmi fuori casa con un mazzo di carte di magia.
Questo giorno non lo dimenticherò mai perché per la prima volta nella mia vita ho scoperto tante cose che mi chiedevo cosa fossero.
La prima è l’amicizia con il mazzo di carte: anche lui non era mai uscito di casa in tutto questo periodo. Poi ho fatto anche conoscenza con un mostro amichevole sconosciuto: il Pandino; ho capito che è una macchina bianca con un motore potentissimo e velocissimo. Io e il mazzo di carte abbiamo parlato del nostro padrone per tutto il tragitto in questo Pandino.
Al nostro arrivo in una certa pizzeria il mio padrone mi ha raccolto dal tavolo dove mi aveva appoggiato in precedenza e ha iniziato a mescolarmi (ecco salire ancora il voltastomaco…) e un attimo dopo ha iniziato a completare le mie facce così velocemente che tutti gli spettatori lo guardavano così esterrefatti e meravigliati che appena ebbe finito tutti iniziarono a fare ahhhh, ohhhh, wow…
Non mi aspettavo tutti questi complimenti fatti al mio padrone!
[Antonio Mangone, IID]
Crocus
Ciao a tutti io sono un fiore, ma non un fiore qualsiasi il mio nome è Crocus. Ho colori molto sgargianti, i miei petali sono un po’ bianchi, un po’ rosa e persino viola.
Emano forza gioia e allegria. Ho un profumo delicato apprezzato da molti.
Vivo in un bosco poco frequentato ad un’altitudine elevata, sono uno dei rari fiori che vivono in questo luogo dove le uniche persone che arrivano, o meglio, che riescono ad arrivare sono degli appassionati di funghi e di montagna.
Spesso mi sento triste, annoiato e impaurito, la notte non faccio altro che vedere sagome di arbusti molto alti e animali selvaggi.
Spesso desidero che giunga qualcuno a raccogliermi così da poter vivere tutti i giorni in compagnia: chissà se è solo un’illusione o prima o poi tutto ciò si avvererà.
Questo è quello che pensavo esattamente un anno fa e dopo un lungo periodo di speranza e desiderio finalmente il mio più grande sogno si è realizzato.
Per me fu una vera e propria sorpresa quando si avvicinò quella dolce ragazza di nome Vittoria e mi raccolse; ancora sono incredulo, per molti posso sembrare un qualunque vegetale, ma lei sin dal primo istante ha capito tutto di me, con un semplice sguardo.
I miei nuovi migliori amici si prendono cura di me al meglio e mi trasmettono molto amore e passione per ciò che fanno.
Mi hanno posizionato all’interno di un grande vaso di cristallo arricchito con delle pietre colorate, penso anche di un certo valore e con dell’acqua che cambiano accuratamente ogni giorno. Finalmente ho ritrovato la mia felicità, avevo proprio bisogno di queste splendide persone, non saprei come ringraziarle, mi hanno salvato!
[Vittoria Pavarin, IID]
Il mitico bastone
Ciao, io sono un bastone speciale; la mia superficie è liscia con qualche tratto ruvido, la mia forma è un po’ tondeggiante e ho un colore tendente al marroncino chiaro.
Vivevo con i miei cinquanta fratelli, ma non ero molto apprezzato infatti mi deridevano dicendo che ero brutto.
Un giorno caddi da mio padre “Abete Rosso” e mi feci molto male. Non riuscivo a rialzarmi, ma fortunatamente un ragazzino di nome Liam mi prese e mi portò con sé. Per non rovinarmi non mi usò, ma mi mise in una tasca dello zaino, che puzzava parecchio!
Arrivammo a casa sua dopo circa due ore e mi portò in camera da letto. ”Che ragazzino gentile!” pensai.
Mi definiva un bellissimo bastone, ma un po’ strano. Diceva che profumavo di sottobosco perché ero caduto su dei muschi e poggiando l’orecchio sentiva l’aria di montagna e di passeggiate.
Quando mi guardava, diveniva triste perché immaginava che mi mancassero i miei fratelli, ma io sto bene così.
La prima volta che mi usò mi definì maneggevole, che non so cosa voglia dire ma credo sia una qualità positiva!
Quando arrivammo in cima alla montagna, mi appoggiò su una coperta molto grande e azzurra come il cielo, poi, dopo essere arrivati a casa, mi lasciò in soggiorno e andò a dormire. Mi sentivo inutile!
Abbiamo fatto un milione di camminate insieme e io ero sempre felice perché gli davo in supporto per arrivare in vetta.
Un giorno vide che ero messo male perciò prese un coltellino e tirò via la pelle morta, ma sotto ero pieno di infezioni e lui capì che era giunta la mia ora.
Dopo qualche giorno mi spezzai e lui cercò in tutti i modi di rimettermi insieme, ma non ci riuscì e io non potei più accompagnarlo durante le sue passeggiate.
[Liam Sesana, IID]
La pigna di Ravenna
Sono una pigna legnosa, all’esterno di colore marrone chiaro, all’interno marrone scuro quasi nero. Ho molte squame resistenti cariche di pinoli e ho un forte odore di resina tipico dei pini.
Sono cresciuta su un pino marittimo lungo la spiaggia a Marina di Ravenna. Ora sono matura e sono caduta dal mio albero. In primavera qui non c’era nessuno invece ora, che siamo d’estate, c’è tanta gente. Nel fine settimana ci sono gli adulti che giocano tutto il giorno a pallavolo. Nei giorni da lunedì a venerdì qui ci sono solo mamme con i loro ragazzi che si divertono giocando tutti insieme grandi e piccoli. Organizzano lunghissime partite a calcio e hanno sempre un motivo per lamentarsi. Raramente giocano a pallavolo e in questo caso nessuno critica.
Per me, il paradiso è il momento che inizia poco prima di cena: ci sono poche persone in spiaggia, si sente il fresco della pineta e non ci sono rumori fastidiosi. Sento solo le onde del mare che per me sono rilassanti.
Una mattina i ragazzi stavano giocavano a calcio e il loro pallone si era avvicinato a me quando un ragazzino, dopo avere raccolto il pallone e averlo calciato ai suoi amici, mi guardò un po’ strano poi si abbassò e mi raccolse tra le sue mani. Mi osservò sempre più da vicino, mi annusò e sentì il mio profumo di resina. Alla fine le sue mani erano tutte appiccicose proprio per la resina.
Il mio profumo ricordò al ragazzo il Natale perché è lo stesso che sente ogni anno quando a casa sua arriva l’abete da addobbare per le feste.
Così il ragazzo mi raccolse e mi portò a casa sua.
Qui mi trovo su una mensola nella sua sala e aspetto con tanta ansia il Natale: non vedo l’ora che arrivi l’abete per poter finalmente stare lì anche io in mezzo alle tante luci e addobbi a festeggiare con loro.
[Alessandro Tanera, IID]