Per la serata di Venerdì 20 Aprile scorso, nell’ambito del progetto Filosofiacoibambini®, la scuola dell’infanzia di Carcano Albavilla ha proposto un interessante incontro con i genitori. La risposta ha superato le attese, sia in termini numerici che di partecipazione, ed a fine serata le maestre sono dovute intervenire per concludere un appuntamento che altrimenti si sarebbe potuto protrarre fino notte inoltrata…
Guidati dalla filosofa Ester Galli, gli adulti hanno dato vita ad un interessante dibattito, seguendo le stesse “regole del gioco” proposte agli alunni del terzo anno che nei mesi scorsi hanno preso parte al progetto Filosofiacoibambini®.
E’ stato proprio attorno al concetto di “gioco” ed alla sua importanza nella fase evolutiva del bambino che i partecipanti alla serata si sono concentrati, tra “scatole magiche” e “palle della parola”.
“Gioco” come caratteristica inevitabile e necessaria della vita di ogni bambino. “Gioco simbolico” come attività peculiare ed educativa dell’infanzia.
La filosofa ha sottolineato come il giocare a “far finta di…”, il gioco simbolico appunto, è un’abilità che i bambini sviluppano ed accrescono in una fase circoscritta della loro vita, tipicamente definita tra i diciotto mesi e gli otto, nove anni. Con il passaggio alla pre-adolescenza, il fanciullo smetterà di giocare in modo simbolico e non avrà più la possibilità di dedicarcisi in futuro.
Studi recenti dimostrano come questa fase evolutiva si stia velocemente accorciando. L’uscita dall’età infantile e l’inizio della pre-adolescenza avvengono in età sempre minore, riducendo così il tempo offerto al bambino per sviluppare, giocando, qualità ed abilità che risulteranno fondamentali per la sua vita adulta.
Infatti, dietro a quello che potrebbe essere visto come un semplice “gioco di fantasia” si nascondono concetti e sfide ben più complessi che, proprio giocando in maniera simbolica, la mente del bambino è in grado di apprendere ed assimilare. Non si parla di competenze concettuali o pratiche, quanto di una “forma mentale” volta a non ridurre l’orizzonte del possibile alla sola realtà come si pone davanti agli occhi.
Quando un bambino gioca con un mestolo da cucina che d’improvviso diventa una bacchetta magica con la quale trasforma un cuscino in un cavallo, oltre a divertirsi, sta allenando la sua mente a prendere in considerazione ed accettare l’eventualità che le cose possano essere anche diverse da come ci vengono poste e che lui stesso possa avere un ruolo fondamentale proprio in questa diversa lettura della realtà.
Da adulti sappiamo che non esiste un solo modo di vedere le cose. E sappiamo anche quanto molto spesso sia proprio la nostra capacità di analizzare determinate situazioni in maniera differente e non convenzionale a permetterci di risolvere problemi ed uscire da situazioni difficili.
Ester Galli ha chiarito come il mestolo-bacchetta magica ed il cuscino-cavallo dell’età infantile siano strettamente collegate all’apertura mentale ed alle capacità analitiche-risolutive dell’età adulta.
Seppur in una società moderna che offre una comoda ma conformante soluzione per ogni istante della vita di un individuo, la sfida educativa è quindi quella di tornare a far giocare i nostri bambini. Magari con qualche giocattolo all’ultima moda in meno, forse senza attività educative certificate da chissà quale ente, probabilmente tornando un po’ bambini anche noi genitori, ma con un pizzico di autonomia in più, lasciandoli liberi di crearsi il loro mondo fantastico e di imparare a viverci, risolvendone i problemi con un tocco di mestolo…pardon, di bacchetta magica.
Enrico Bottinelli, papà di Viola.