Era un sabato mattina di qualche anno fa quando a Milano mi imbattei in un ragazzo con un’intuizione da condividere e con un cucchiaio in mano.
Mossa dalla convinzione che i filosofi dovessero tornare a occuparsi di educazione e che fosse la filosofia ad aver bisogno dei bambini e non viceversa, ascoltai parole autentiche e forti come sanno essere solo quelle di chi ha passato ore tra i banchi a sporcarsi le mani con gessi e pennarelli.
In un paio di giorni mi convinsi che fosse possibile accostare filosofia e bambini senza banalizzare la prima e senza annichilire i secondi.
Tradurre la filosofia, adattarla, renderla alla portata di bambino è un divertissement per gli adulti. Pensare ai bambini come filosofi è un’errore. A noi spetta il compito di riconoscere, proteggere e coltivare la loro immaginazione. Il bambino va ascoltato per ciò che dice, per ciò che è..
Ester Galli